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Home Emergenza Coronavirus

Silvia Grilli (Direttrice “Grazia”): “Ripartire cautamente”

by Roberto Valenti
4 Aprile 2020
in Emergenza Coronavirus, Stampa
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Silvia Grilli (Direttrice “Grazia”): “Ripartire cautamente”
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Silvia Grilli, direttrice del settimanale “Grazia” e membro del Comitato scientifico del nostro portale presieduto dal professor Ruben Razzante, ci ha inviato il suo editoriale di questa settimana, che pubblichiamo integralmente. Parla di come sarà il “dopo” emergenza. Buona lettura!

 

Editoriale

La direttrice
di “Grazia”, Silvia Grilli, con la figlia Anna Rocca all’appuntamento pomeridiano
sul balcone per cantare l’inno
di Mameli.

 

Dall’inizio dell’emergenza, mentre ancora si dibatteva se chiudere l’Italia per coronavirus, già ci si chiedeva quando riaprirla. Ma, mentre i decreti si sono succeduti con cadenza settimanale, si è via via sempre più allontanata la prospettiva di tornare alla vita normale. La distanza sociale è l’unico modo conosciuto per contenere la pandemia.
Recentemente l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi è intervenuto con una riflessione: «Il vaccino arriverà nel 2021 o 2022. Qualcuno può ragionevolmente pensare che gli italiani possano restare a casa fino ad allora? Anche perché non lavorare ha un costo sociale ed economico. Chi paga? Impegniamoci subito a progettare come riaprire le imprese nel mese di aprile», ha detto.
La salute viene prima di tutto e abbiamo una sola certezza: torneremo alla normalità quando saremo tutti vaccinati contro questo mostro invisibile. Ma dobbiamo tenere conto che, oltre alle povere vittime della pandemia, potrebbero essercene anche altre: le famiglie stremate dalla crisi economica. Perciò le istituzioni e la scienza hanno il dovere di preparare insieme un piano per il futuro. La Cina sta uscendo dall’emergenza con estrema gradualità. Studiamo la riapertura cinese, cerchiamo di non ripetere gli stessi errori che già abbiamo commesso non chiudendo subito il Paese.
La priorità resta salvaguardare i più deboli e gli anziani. C’è chi, per esempio la virologa Ilaria Capua, ha ipotizzato che possano essere le donne, le meno aggredite dal virus, a tornare per prime al lavoro. Io onestamente non proporrei questo esperimento. Altri ipotizzano un rientro per regioni: le meno colpite potrebbero dare l’avvio.
Pensiamoci bene. Credo che sia importante attenersi il più possibile alle misure restrittive per non vanificare gli sforzi fatti finora e per evitare una seconda ondata dell’epidemia. Un solo guarito in circolazione, inconsapevole di essere ancora contagioso, farebbe ricominciare tutto daccapo. Prendiamo coscienza che l’emergenza è diventata la nostra nuova normalità: continueremo a mantenere le distanze, disinfettarci le mani, controllare la temperatura corporea. Dovremo sacrificare la nostra libertà sull’altare della salute, come dopo l’11 settembre 2001 l’abbiamo sacrificata su quello della sicurezza. Solo così torneremo ad abbracciarci (con la mascherina).

 

 

LETTERE ALLA DIRETTRICE

Email di Maria Patimo
Buonasera direttore, sono un medico del 118. Sto rientrando a casa dalla mia famiglia. All’inizio del turno il mio stato d’animo è paura frammista a un “devo farcela” , cercando di ripassare segnali e sintomi da considerare al fine di effettuare un’ipotesi diagnostica. A fine turno, invece, nonostante si sia stanchi, si è felici per avercela fatta. Perché i medici del 118 stanno combattendo in prima linea anche a mani nude, i dispositivi di protezione non arrivano o arrivano in maniera assolutamente inadeguata
per numero e/o qualità. I medici del 118 stanno affrontando con abnegazione una guerra più spietata, perché il nemico è invisibile. Vanno avanti nonostante tutto, continuando a essere in regime di convenzione, pur essendo a tutti gli effetti sanitari che gestiscono l’emergenza pre-ospedaliera. Un medico dipendente,
se messo in quarantena per il Covid-19, non perde il proprio stipendio, un medico convenzionato invece ha decurtazione con un compenso integrativo da parte dell’assicurazione Enpam in tempi biblici. Il governo Conte, con il provvedimento Cura Italia, pone incentivi al personale dipendente del Servizio sanitario nazionale di circa 600 euro già dal mese
di marzo. Ma il provvedimento prevede ai medici convenzionati una dotazione pro capite molto inferiore e con tempi e modalità di attribuzione lasciati all’incertezza. Questo è il malessere e l’amaro in bocca che percepisco quando rientro, dopo aver messo a repentaglio la mia vita e quella dei miei familiari per arginare la pandemia. Alcuni cittadini chiamano
i medici eroi, io chiedo solo di essere considerata con qualche tutela.

«Cara Maria, grazie per la sua testimonianza e la sua istanza con cui apro la rubrica delle lettere di questa settimana, vista la sua importanza. Grazie per il suo lavoro quotidiano».

 

Email di Costanza Zagni
Ciao Silvia, nel tempo tanti sono stati i problemi che l’uomo ha dovuto affrontare, ma mai si sarebbe pensato di dover gestire una situazione estrema come quella che tutto il mondo sta vivendo. Il fatto di aver deciso di pubblicare un numero speciale di Grazia con articoli dedicati all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo mi conferma la partecipazione che tu in prima persona e il tuo giornale di conseguenza rivolgete agli avvenimenti che ci circondano, senza togliere a noi lettrici quelle pagine di svago di cui abbiamo sempre più bisogno. In questi giorni trascorsi in casa non mancherò di leggere Grazia con entusiasmo. Un forte abbraccio
da Cremona, una delle tante città che sta cercando di non mollare!

«Forza Cremona! Ti abbraccio, Costanza!».

Email di Simonetta Defferrari
Gentile Silvia Grilli, vivo in un paesino della Liguria, molto bello e gettonato dai vari abitanti di Lombardia
e Piemonte. Purtroppo, a parte il famoso weekend di follia di qualche settimane fa – in cui sono calati come lanzichenecchi milioni di persone da quelle due regioni (già zone rossse) che ci hanno spaventati tantissimo perché sono rimasti tutti nei bar, nei ristoranti e sulla spiaggia per due giorni di fila come se non fosse successo nulla – mi risulta che continui ad arrivare gente e a piazzarsi nelle seconde case, bed and breakfast e chissà che cos’altro senza nessun controllo. Possibile che in Italia nessuno faccia mai rispettare niente? A che cosa serve continuare a fare decreti? Noi che viviamo in una specie di paradiso con un clima magnifico e il mare sotto casa ci sacrifichiamo per non uscire, anche se la maggior parte delle case sono molto piccole. Dobbiamo comunque subire il rischio di ammalarci per questi egoisti.

«Cara Simonetta, sono totalmente d’accordo con lei. Questo è il momento della responsabilità. Per questo vanno intensificati i controlli, potenziati i posti di blocco, processato per epidemia colposa chi esce di casa nonostante sia positivo al Covid-19. Per amore degli altri, questo è il tempo della distanza sociale.
Un abbraccio da lontano».

 

Email di Tiziana Fresa
Eravamo tutti insoddisfatti, chi più chi meno. Chi aveva tutto non si accorgeva di quanto fosse fortunato, chi lottava ogni giorno con dignità,si chiedeva perché la sorte si accanisse sempre su chi meriterebbe di più. Adesso tutti siamo costretti a riflettere, cambiano le mura più o meno ricche delle nostre celle, ma non possiamo sfuggire al dialogo più difficile: quello con noi stessi. Interroghiamoci sulle nostre piccole meschinità, su quando decidiamo di ferire il prossimo senza pietà. Chiediamoci da dove nasce quell’astio, forse da quelle frustrazioni personali. Quando apriremo le porte, vestitevi di bellezza. La bellezza salverà il mondo ora e più che mai.

«Dobbiamo essere gentili e avere coraggio, cara Tiziana».

 

 

 

 

Tags: Covid-19

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