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Home Frontiere dell’innovazione

Lavoro agile sì, ma con diritto alla disconnessione

by Redazione
26 Giugno 2020
in Frontiere dell’innovazione
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Lavoro agile sì, ma con diritto alla disconnessione
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Emergenza Covid-19 e smart working modificano la percezione del lavoro nella Pubblica Amministrazione. Per l’85% dei dipendenti è stata un’occasione per sperimentare un nuovo modo di approcciarsi al lavoro e per il 72,5% questa esperienza ha favorito e agevolato l’acquisizione di nuove competenze. Il 66,8% ritiene che la propria produttività sia rimasta uguale al lavoro svolto in presenza e il 30% di questi dichiara che è addirittura aumentata. Non mancano certo alcuni aspetti da migliorare: il 44% percepisce la mancanza di contatto e socializzazione con i colleghi e il 37,3% denuncia la mancanza di dispositivi adeguati.

Sono questi alcuni dei dati emersi dalla ricerca condotta dall’Amministrazione sul Lavoro Agile Straordinario (LAS) svolto dai dipendenti del Comune di Milano e presentata dagli assessori Cristina Tajani  (Politiche per il Lavoro, Attività produttive e Risorse Umane), Roberta Cocco  (Trasformazione digitale e Servizi civici) e Lorenzo Lipparini (Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data) e commentata da Maurizio Del Conte, Professore di Diritto del Lavoro dell’Università Bocconi.

“I dati della ricerca premiano il positivo lavoro fatto dall’Amministrazione, già prima dell’emergenza Covid, sia in termini di innovazione tecnologica che di riorganizzazione dei processi lavorativi – dichiara l’assessora Cristina Tajani -. L’esperienza pregressa ha garantito l’efficienza dell’ente in emergenza e il repentino passaggio, senza particolari criticità, dai soli 321 lavoratori in smart working all’inizio dell’anno agli oltre 7.000 degli ultimi mesi. Il Lavoro Agile, che non può essere la modalità esclusiva di prestazione del lavoro, è ormai imprescindibile per una moderna amministrazione pubblica in grado di rispondere alla necessità dei dipendenti e degli utenti coniugando risultati, efficienza e  flessibilità per conciliare vita lavorativa e familiare. Abbandoneremo man mano la modalità del Lavoro Agile Straordinario che ha accompagnato questi mesi – conclude Tajani -, ma non gli insegnamenti tratti e le nuove attitudini organizzative che valorizzano il risultato, il lavoro per obiettivi, la conciliazione”.

“Lo smart working è stato fondamentale in questo periodo di emergenza per garantire ai cittadini la continuità dei servizi – commenta l’assessora alla Trasformazione digitale e Servizi Civici Roberta Cocco -. Grazie al progressivo sviluppo dell’infrastruttura tecnologica in questi ultimi 4 anni siamo riusciti a reagire tempestivamente alle richieste di smart working dei dipendenti, riuscendo ad attivare anche 100 virtual desktop in meno di un’ora. Inoltre, il Lavoro Agile ha permesso ai dipendenti dell’area Servizi al cittadino di lavorare circa 24mila pratiche da remoto, azzerando così le richieste rimaste in sospeso e riducendo fortemente i tempi di attesa per l’evasione delle nuove pratiche”.

“La ricerca svolta è molto importante – sostiene Maurizio Del Conte, Professore di Diritto del Lavoro dell’Università Bocconi – perché ci restituisce un monitoraggio puntuale delle reazioni dei lavoratori a un cambiamento organizzativo improvviso e con un impatto senza precedenti. Naturalmente i dati vanno valutati tenendo conto della eccezionalità del contesto nel quale è maturata questa esperienza che ha certamente influenzato alcune risposte. Il risultato dell’indagine sarà prezioso per migliorare ulteriormente il modello di Lavoro Agile del Comune di Milano in chiave di miglioramento della produttività e, conseguentemente, dei servizi ai cittadini, della qualità dell’ambiente di lavoro e dell’impatto sulla mobilità locale”.

La ricerca ha coinvolto 5.795 dipendenti comunali sugli oltre 7.300 che hanno sperimentato il Lavoro Agile dal 9 marzo ad oggi in occasione della fase 1 e fase 2 dell’emergenza sanitaria su un totale di circa 15mila complessivi (tra i quali 3.500 sono insegnanti e 3.500 Polizia Locale). L’indagine è la prima analisi del genere condotta su un campione più che rappresentativo. Hanno risposto alla survey in prevalenza le donne (65% dei partecipanti). Dato sostanzialmente in linea con la popolazione comunale attualmente in LAS (60%F – 40%M) e con la prevalenza del genere femminile del personale dipendente. Il 41% svolge un lavoro di tipo amministrativo, di staff o gestionale all’interno della macchina amministrativa, mentre il 13% attività di controllo del territorio e Polizia locale; l’11% svolge attività tecnica; il 6% di coordinamento e controllo; il 5% nella cultura; un altro 5% è attivo nel front office e ancora un 5% nell’ambito socioassistenziale.

Se è possibile tracciare un profilo prevalente del Lavoratore Agile Straordinario, si tratta di lavoratore di sesso femminile, di età compresa fra i 36 e 55 anni che svolge attività amministrativa, di staff o gestionale.

Significativo il grado di soddisfazione espresso dai dipendenti che hanno risposto all’indagine e che risulta decisamente alto, in tutte le direzioni dell’Amministrazione: in una scala da 0 a 10, la media risulta pari a 7,7 e per nessuna direzione è inferiore a 6. Il grado di soddisfazione risulta inversamente proporzionale all’età del singolo lavoratore. Sono i più giovani quelli che apprezzano maggiormente il Lavoro Agile e la possibilità di cimentarsi in processi digitali che consentono di ottimizzare il tempo lavorativo avendo così maggior tempo libero da dedicare a se stessi.

Se il 72,5% dichiara di aver vissuto lo smart working come occasione di crescita delle proprie competenze e capacità, il 91% ha sviluppato una maggiore abilità informatica e tecnologica; il 63% dichiara di aver visto incrementare le proprie conoscenze tecniche e organizzative per la propria mansione. Per l’80,9% infine rilevante è stata anche la possibilità di “continuare a sentirsi parte attiva nelle attività dell’Ente” e per l’80,1% il confrontarsi e rapportarsi in maniera positiva con il proprio gruppo di lavoro.

Non mancano certo le criticità e aspetti sui quali l’Amministrazione dovrà intervenire. Significativa infatti è stata la segnalazione di un accumulo di stress derivante dalla mancanza di una netta distinzione fra tempo di lavoro e tempo di vita, che apre il tema del diritto alla disconnessione soprattutto nella forma intensiva dell’home working dispiegata durante il periodo del lockdown e della permanenza a casa.

La ricerca ha fatto emergere anche alcuni auspici da parte dei dipendenti. Oltre il 34% spera che il Lavoro Agile possa essere una modalità operativa sempre più presente anche dopo l’emergenza Covid-19, con modalità non continuativa, ma alternata al lavoro in sede. Una dimensione che per il 6% dei lavoratori significa anche ripensare il proprio ambiente domestico (dotandosi di una postazione di smart working) che si condivide con il nucleo familiare.

La tendenza positiva rappresentata dallo smart working è confermata anche dai dati elaborati dalla direzione Siad del Comune di Milano: 5.172 postazioni virtuali per lavorare da casa, oltre 48mila le riunioni svolte in videoconferenza, assieme alle oltre 44mila call e i 69mila messaggi istantanei scambiati sulla piattaforma.

 

Tags: ComunediMilanoCovid-19LavoroAgilePubblicaAmminmistrazioneSmartWorking

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